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Uno dei reattori che recentemente a causa della mancata refrigerazione sono scoppiati e hanno propagato onde gamma (radioattive)

In questi giorni le notizie dal Giappone sono sempre più preoccupanti; ormai si tenta di raffreddare i reattori superstiti, ma le esplosioni degli altri hanno propagato particelle e onde radioattive per tutto il Giappone e si parla anche di contaminazione qui. Queste tragedie ci aprono anche gli occhi sui pericoli del nucleare: si, le centrali di nuova generazioni sono molte sicure, ma lo sono anche per cataclismi di questo calibro? Molti capi di governo si saranno posti la stessa domanda poiché un po’ dappertutto si stanno chiudendo le centrali nucleari (tranne forse l’italia, che non da ancora segni di voler accantonare il progetto). Il nucleare ha sicuramente i suoi vantaggi: nessuna emissione di gas serra come l’anidride carbonica, e la grandissima quantità di energia che viene prodotta da un reattore. Ma sarebbe impossibile negare la presenza di un consistente lato negativo: la pericolosità del processo in casi straordinari in cui il sistema di raffreddamento è guasto, come è successo in Giappone dove il terremoto ha messo fuori uso il sistema che raffreddava i reattori, l’impossibilità di smaltire velocemente le scorie che derivano da questi processi, che hanno bisogno quindi di lunghi tempi di decadimento radioattivo, per diventare stabili, e quindi poter essere smaltiti. Infine c’è il problema dello “smaltimento” illegale dei rifiuti, che se già in Italia ci affligge normalmente, con il nucleare diventerebbe ancora più preoccupante: sono ben noti, ansi tristemente conosciuti, casi di rifiuti pericolosi seppelliti dalla mafia col cemento o chiatte fatte affondare a largo insieme ai loro contenuti pericolosi. In questo scenario l’alternativa rinnovabile, solare ecc., sembra molto più sicura e molto meno costosa, non dimentichiamoci che la costruzione di centrali nucleari è molto dispendiosa.

Le centrali nucleari moderne usano il processo della fissione nucleare, lo stesso che viene adoperato nelle bombe A ("sorelle" delle bombe H)

In conclusione possiamo dire che il nucleare è sicuramente un’ottima alternativa rispetto ai combustibili fossili, ma le materie prime di cui si avvale per prima cosa sono esauribili: infatti l’uranio, il radio, e altri radionuclidi (elementi instabili) sono in quantità limitate al pari del petrolio, soprattutto perchè la natura stessa, attraverso i processi del decadimento radioattivo e della fissione nucleare spontanea, tende a ridurli in atomi più piccoli e quindi più stabili. Seconda cosa generano scorie di radioattività pari, se non maggiori, a quella delle materie prime, che hanno comunque tempi di dimezzamento lunghissimi ( si parla di migliaia di anni).

Il nucleare vale la candela?

 

di Marcello Ferrara

Immagini prese da www.energiafocus.it

La musica è….

Cos’è la musica per voi? Per noi….

Questo particolare tipo di motore brucia idrogeno e non immette nell'ambiente alcun tipo di emissioni

Con le rivolte nei paesi del Nord-Africa la produzione degli idrocarburi, compreso il petrolio, è calata notevolmente perché i maggiori produttori sono gli Emirati Arabi e, appunto, i paesi come la Libia. In questo scenario i prezzi della benzina, derivata del petrolio, sono aumentati destando la preoccupazione del mondo intero. Ora più che mai si dovrebbe pensare a nuovi modi per produrre elettricità pulita e altri combustibili per il trasporto, anche perché l’Italia è molto arretrata in questi campi rispetto al resto del mondo. Nel settore dei combustibili, molte sono state le scoperte tecnologiche negli ultimi anni: sono stati usati il bioetanolo, il GPL (Gas Propano Liquido) e il metano, che hanno un basso impatto ambientale grazie alle loro basse emissioni,  e l’idrogeno, che grazie alla sua struttura molecolare non inquina producendo biossido di carbonio (CO2); sono stati costruiti anche motori che sfruttano direttamente l’energia elettrica sviluppata  da alcune batterie, ma hanno ancora  un’autonomia notevolmente ridotta. (si parla di 150/200 km in condizioni ottimali) Quindi le speranze si ripongono soprattutto nell’auto a idrogeno e, poco tempo fa, è stato anche creato il primo prototipo, da parte della Honda, che sfrutta questo gas attraverso celle a combustibile che producono energia elettrica.

Questi pannelli solari sono molto diffusi nelle aree desertiche e in America.. sono ricurvi e seguono il sole per catturare più luce possibile.

Nel campo delle energie rinnovabili molto usata dai privati è quella solare, anche se in Italia è ancora molto costosa e quindi trova scarsa diffusione: in questo ambito ci sono molte nuove invenzioni, come la vernice fotovoltaica, che consiste in un particolare tipo di vernice, da sostituire ai pannelli che non sono considerati da tutti un abbellimento, e che ha la stessa funzione. Forse l’unico problema del fotovoltaico è che non c’è un modo per trattenere l’elettricità: infatti i pannelli sono solo semiconduttori la cui unica proprietà è la conducibilità elettrica, e quindi si deve fare ricorso alle batterie per incamerarne l’energia e usarla di notte o quando la giornata è particolarmente bigia. Comunque il solare, e il fotovoltaico, hanno grandi potenzialità: “Se solo potessimo raccogliere tutta l’energia che arriva sulla Terra grazie al Sole per un’ora quest’energia potrebbe illuminarci per un anno intero” scrive Ian McEwan nel libro Solar. Altre risorse rinnovabili come il nucleare, l’eolico e l’idroelettrico sono anche esse valide ma hanno alcuni difetti: il nucleare è molto pericoloso nei suoi procedimenti e produce scorie difficili da smaltire; l’eolico ha bisogno di vento, quindi è soggetto al clima e le pale, che possono superare i cinquanta metri di altezza, devono essere situate in luoghi molto ventilati e l’idroelettrico comporta la creazione di dighe che stravolgono il paesaggio naturale creando laghi artificiali nelle vallate di montagna. Quindi possiamo dire che nel prossimo futuro le ricerche si dovrebbero concentrare sull’energia solare e nei motori che bruciano idrogeno poichè la sua combustione non comporta emissioni di CO2

di Marcello Ferrara

Prima immagine presa da  http://www.ecoblog.it

Seconda immagine presa da http://www.politikos.it/

Negli ultimi anni nelle nostre vite quotidiane sono stati introdotti nuovi mezzi di comunicazione: sms, facebook e tanti altri ancora, che hanno portato ad uno sconvolgimento della nostra società…Vi chiederete perché. Bene, negli anni passati era tutto molto diverso: c’erano le lettere, i giornali, le riviste, che oramai la rivoluzione digitale rischia di spingere nella “pattumiera della storia”. Questa trasformazione se da una parte ha portato notevoli cambiamenti dall’altra ha peggiorato la qualità della vita. Le comunicazioni, infatti, sono molto più veloci rispetto al passato; si può ricevere una notizia in poco tempo, si può comunicare in maniera simultanea, mentre prima era tutto molto lento. Accanto a questi pro possono essere considerati numerosi contro. Se una volta non bisognava accettare caramelle da uno sconosciuto, adesso bisogna guardarsi dalle amicizie su facebook. Le chat sono oramai diventate luoghi virtuali molto pericolosi, dove i giovani possono essere adescati da malintenzionati o pedofili. Dunque se da una parte i nuovi media hanno facilitato gli scambi e le comunicazioni, dall’altra hanno moltiplicato le insidie specie per i giovani utenti della rete. Bisogna che oramai tutti i genitori, ma soprattutto gli stessi ragazzi, stiano molto attenti nell’utilizzo di questi media, così da poterne sfruttare i vantaggi senza incorrere in situazioni pericolose.

di Nunzia Perrotta e Alessia Cilvani

Immagine presa da http://news.tecnozoom.it

Milano – E’ appena terminata la settimana della moda milanese.
Sulle passerelle del prêt-à-porter è di scena, la donna seducente che per non passare inosservata si copre.
Si punta soprattutto su pantaloni a vita alta e cappotti lunghi Over Size, “QUALCOSA DI SBAGLIATO PER CREARE QUALCOSA DI NUOVO” dice Carl Fendi .
Nel prossimo autunno-inverno ritorneranno i mitici cappotti anni ’70, caratteristici sono i tessuti, in particolare la pelliccia.
Anche per quanto riguarda gli accessori ,ce ne saranno svariati ,dai teschi alle spille a forma di lisca di pesce tempestate di pietre preziose ,vere e proprie sculture dell’alta bijiotteria.
Ritornano le scarpe a punta dalle composizioni piu’ strane.
La parola chiave del prossimo anno è: TUTTO A POSTO NIENTE IN ORDINE !

di Valentina Capuano

Immagine presa da http://www.veraclasse.it
“IL SENATO E LA CAMERA DEI DEPUTATI HANNO APPROVATO; NOI ABBIAMO SANZIONATO E PROMULGHIAMO QUANTO SEGUE: ARTICOLO UNICO: IL RE VITTORIO EMANUELE II ASSUME PER SE E PER I SUOI SUCCESSORI IL TITOLO DI RE D’ITALIA. ORDINIAMO CHE LA PRESENTE,MUNITA DEL SIGILLO DELLO STATO,SIA INSERITA NELLA RACCOLTA DEGLI ATTI DEL GOVERNO, MANDATO A CHIUNQUE SPETTI DI OSSERVARLA E DI FARLA OSSERVBARE COME LEGGE DELLO STATO.
DA TORINO,ADDI 17 MARZO 1861.”
Sono le parole che si possono leggere nel documento della legge n 4761 del Regno di Sardegna e valgono come proclamzaione ufficiale del Regno di Italia, che fà seguito alla seduta del 14 marzo 1861 del parlamento, nella quale è stato votato il relativo disegno di legge. Il 21 aprile 1861 quella legge diventa la numero 1 del Regno di Italia.
A volte l’Italia mi sembra davvero strana. Paese di santi e navigatori, cantanti veline e calciatori; noi italioti sempre pronti a magnificare il “messia di turno” o ad entusiasmarci per un “arrevotapopolo”. Ricordiamo la nascita del festival di sanremo, il giro di Italia, la vittoria del mondiale di calcio, la nascita di questo o quel partito. Ma se il destino infame e carogna, senza preavviso nè clamori, nè tantomomeno onoreficenze ed ori, ti fà capitare nel bel mezzo del cammin di nostra vita il 150° anniversario dell’unità d’Italia, dico l’Italia…. eh, la nostra patria, mica quella del vicino (tanto chi se ne frega) cosa succede?
Si maledice il destino cinico e baro, si invoca la necessità impellente di dover lavorare e di giammai pensare ad una festività celebrativa, indegna espressione “dell’italica indolenza”.
Vade retro, festività celebrativ di unità nazionale, tu che fai perdere un intero, lungo ed insostituibile giorno di scuola. Si vuole forse aspirare a diventare emuli del figlio di Bossi e ripetere per tre volte il quinto anno della scuola superiore e di ventare così assessore di un comune padano?. E chi siamo noi per mirare a cotanta saggezza? Noi brutti, sporchi, cattivi e anche meridionali. Noi a nord dell’Africa e a sud della Padania “felix” appendice del regno longobardo.
E non è finita qui!.
Il governo del “fare”, il governo del “ghi pensi mi” , delle bellezze siliconate e labbra pompate, il governo del “bunga bunga” e delle “marchette presidenziali” trova tempo e modo per avviare una profonda riflessione filosofica: é giustofesteggiare l’ Unità d’Italia?. E’ giuseto chiamare patriota chi a 20 anni ha sacrificato la propria vita per un così nobile ideale? L’ Italia unita è un valore o una palla al piede?.
Per i colti esponenti leghisti dalle celtiche discendenze l’Italia unita è un obbrobrio storco e culturale con valenza altamente negativa per la florida economia del nord .Abbasso roma ladrona e spendacciona gridano i grillini(vestono di verde) leghisti.
Bene, bravi, plaude gongolante e ossequiante la ministra gelmini (g minuscola voluta). Dimenticano i nostri fratelli leghisti “l’arruobbo” dalle casse del regno borbonico di 50 milioni delle lire dell’epoca per rimpinguare le asfittiche casse del regno di sardegna. E l’abilitazione alla professione della ministra? In Calabria, naturalmente (si studia meglio).
Ah, come vorrei essere Toto per fare una pernacchia.Però lascio lo spazio,……………….immagginatevi il rumore.
Alcune sere fà ho ascoltato Benigni e mi sono venuti i lucciconi……………………..
Ho chiuso gli occhi e ho immaginato dei quasi miei coetanei che con la forza delle idee, con la passione per la libertà, con la volontà di relizzare un sogno, stringendo tr le mani uno”straccio” tricolore , hanno dato la loro vita per permettere a noi di vivere la nostra.
Ho chinato il capo e anch’ io ho sussurrato: 

FRATELLI D’ITALIA………….

L’ITALIA SI E’ DESTA………….

[…]

SIAM PRONTI ALLA MORTE

L’ ITALIA CHIAMO’.

di Angelo Papillo
Immagine presa da http://www.quirinale.it

I: Buongiorno Messer Durante Alighieri, grazie per averci concesso quest’intervista.
D: E’ un piacere contribuire alla crescita culturale dei giovani del XXI secolo.. dopotutto “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”
I: Non potrei essere più d’accordo. Dal suo linguaggio si deduce la sua origine fiorentina.
D: Nacqui a Firenze nel 1265, per l’appunto, da Alighiero di Bellincione e da Gabriella degli Abbati, venuta a mancare prematuramente quando avevo solo cinque anni.
I: Ma pochi anni dopo questa dolorosa perdita un incontro le cambiò la vita..
D: Sì, pur avendo soltanto nove anni quando incontrai Beatrice per la prima volta, non nutrii mai alcun dubbio sui sentimenti che provavo nei suoi confronti. Naturalmente nella mia epoca, così differente dalla vostra, contrarre matrimoni in età precoce era piuttosto comune, con una cerimonia importante che richiedeva atti formali sottoscritti dinanzi ad un notaio. Per tal motivo sposai la figlia di Messer Manetto Donati, Gemma, da cui ebbi tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia.
I: Ricorderà senz’altro il conflitto religioso delle opere stilnovistiche. Nella Vita Nuova quest’ostacolo sembra essere superato: potrebbe spiegarci perché?
D:Naturalmente. Anch’io, inizialmente, avevo aderito allo Stilnovismo, riprendendo temi e forme di Guido Guinizzelli, che, come ben saprete, ho definito più volte “mio maestro”. Successivamente, però, me ne distaccai, intraprendendo altre direzioni. Il conflitto religioso in cui talvolta si scontrarono Guinizzelli e Cavalcanti deriva dal considerare l’amore un processo discendente, da Dio alla donna, ed infine al poeta, mentre il processo ascendente, che parte dal poeta, si arresta alla donna. Si crea inevitabilmente un conflitto tra l’amore per la donna e l’amore per Dio, superabile nella Vita Nuova poiché l’amore per la donna innalza l’anima sino alla contemplazione del cielo.
I: La sua esperienza politica fu certamente di rilevante importanza per la sua carriera: le andrebbe di parlarcene?
D: A causa degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella, che consentiva ai nobili di ricoprire cariche pubbliche solo se iscritti ad una corporazione, entrai all’Arte dei Medici e Speziali. Successivamente ricoprii varie cariche, finché fui eletto tra i Priori, la suprema magistratura cittadina. Quello era un periodo difficile per il comune fiorentino, lacerato fra le fazioni dei Guelfi Bianchi e dei Guelfi Neri e minacciato nella sua autonomia dalle manovre del papa Bonifacio VIII, che, approfittando del fatto che gli imperatori di Germania si disinteressavano dell’Italia, mirava ad imporre il dominio della chiesa sulla Toscana. Per questo fui più vicino ai Bianchi, che difendevano la libertà di Firenze, mentre i Neri appoggiavano sempre più scopertamente la politica di Bonifacio VIII. Dopo che nel 1301 i Neri si impadronirono di Firenze, fui condannato all’esilio con l’accusa di baratteria, anche se appresi la funesta notizia solo mesi dopo, a Siena.
I: L’esperienza dell’esilio non deve essere stata piacevole: potrebbe descriverla?
D: Nei primi tempi non rinunciai alla speranza di tornare in patria, e mi unii agli altri esuli Bianchi. Ma dopo un tentativo di rientrare con la forza, fallito miseramente, iniziò il mio pellegrinaggio per varie regioni italiane. Avevo la funzione di uomo di corte presso signori magnanimi, che ospitavano uomini di cultura per ricavarne lustro e prestigio, ma anche per servirsene come segretari e ambasciatori. Potete ben immaginare il mio dolore nel dover adattarmi ad una condizione tanto umiliante e nel dover assoggettare ad altri la mia attività intellettuale.
I: E Firenze? Rinunciò per sempre a farvi ritorno?
D: Nonostante volessi ardentemente ritornare nella mia terra natia, nel 1315 le speranze di riuscirvi svanirono del tutto. Rifiutai infatti un’amnistia che aveva come prezzo il riconoscimento della mia colpevolezza ed un’umiliazione pubblica. Nei miei ultimi anni di vita, dunque, vissi a Ravenna, presso i Da Polenta, circondato dalla fama di grandissimo poeta.
I: Fama che, le assicuro, la accompagna ancora oggi. Grazie mille per averci concesso quest’intervista, arrivederci.

di Lorenza Torre

Immagine presa da http://www.cartoonsandcomics.net

Tutti abbiamo il diritto e il dovere di ricordare. Ricordare per non negare; ricordare perché la storia insegna a non ripetere ; ricordare perché uomini, donne e bambini senza colpa sono stati torturati e portati alla morte. Nel nostro Paese il 27 gennaio è il giorno della memoria. E’ il giorno in cui nel 1945 le truppe liberarono i pochi prigionieri rimasti vivi .Si consumo un vero genocidio: 6 milioni di persone furono uccise perchè ebree. Queste vittime venivano portate dopo un lungo e devastante viaggio nei campi di concentramento, dove tutto veniva cancellato, perché tutto doveva rimanere sconosciuto, nel silenzio. Quel silenzio che noi dobbiamo rompere per far sì che tutti conoscano e che tutti riflettano, perché non possiamo rimanere indifferenti a questo. L’ignoranza genera indifferenza e l’indifferenza consente tali errori .Dobbiamo essere in grado di ascoltare per capire e non ripetere gli stessi errori .Le testimonianze ci aiutano a non dimenticare, come il testo di Primo Levi ‘’se questo è un uomo’’ . “Meditate che questo è stato”, dice infatti Levi a riguardo. Lo scrittore sottolinea oltre alla tortura fisica anche la demolizione psicologica dell’uomo, che non può essere più tale , poiché perde la sua dignità. Dobbiamo sempre pensare ,ricordare e riflettere per far si che la Shoah rimanga un ricordo fisso del passato e non diventi mai più presente.

di Andrea Cifarelli e Massimiliano Solimene

Immagine presa da http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it

Il termine inglese Punk è nato per rappresentare una subcultura giovanile sorta nel Regno Unito e negli U.S.A a metà degli anni Settanta .
Il termine nacque dalla musica Punk, o meglio Punk rock, una musica rumorosa, poco complessa e diretta, nata anch’essa nella metà dello stesso periodo. Tale genere musicale è presente ancora oggi .
La subcultura punk ha influenzato vari aspetti culturali partendo dalla musica alla letteratura , dalle arti visive alla moda .
Questo settore ha subito notevoli trasformazioni nell’universo Punk: negli anni 70’ l’abbigliamento iniziale era costituito da vestiti strappati , pantaloni lacerati ,giacche di pelle ,talvolta decorate da scritte spray, catene al collo . Avveniva anche un frequente utilizzo di piercing a orecchie , guance e sopracciglia anche se era considerata una cosa “strana” . Nonostante i piercing fossero poco usati negli anni settanta ebbero grande successo e diventano comuni negli anni 80’ e 90’ .
I capelli venivano decorati con brillantina , gel e altri prodotti per formare delle grandi creste . Gli uomini spesso usavano radere una parte dei capelli , mentre le donne usavano truccarsi in maniera molto pesante , di nero intorno agli occhi, e usavano il rossetto sulle labbra per ottenere un look simile a quello di un vampiro .
Negli anni 80’ l’abbigliamento si diversificò .Spesso si indossavano semplici magliette decorate con sopra il nome della band preferita, pantaloni di jeans e giacche .Gli appartenenti al mondo Punk amavano farsi i tatuaggi e i piercing .
Gli anni ’90 non presentarono grandi modifiche alla moda punk. Tuttora molti punk vestono con pantaloni stracciati, giacche di pelle e utilizzano sempre un stile molto particolare per i loro capelli, mentre ci sono alcuni che vestono in modo completamente “fai da te” ispirandosi principalmente alle band musicali.
di Valentina Oliviero
Immagine presa da http://image.guardian.co.uk

Di Daniele Lucchetti, con Elio Germano, Raul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Giorgio Colangeli, Alina Berzunteanu.

Un film che ha regalato a noi giovani grandi emozioni e che ci ha dato la possibilità di riflettere sul senso della vita che deve sempre essere affrontata con coraggio e determinazione.
Claudio, un giovane edile della provincia di Roma, vive con la moglie un rapporto solido fatto di complicità, con cui affrontano i problemi e cercano di arrivare alla fine del mese e dare un futuro dignitoso ai loro figli. Rimasto vedovo e con a carico tre figli, cerca nel lavoro e in losche operazioni l’equilibrio perduto. Grazie all’amore per i figlie e la vicinanza della famiglia riuscirà a trovare la giusta strada e ad elaborare la perdita della moglie.
Daniele Lucchetti torna a Cannes dopo 23 anni, ci torna con l’intenzione di descrivere l’Italia e ci riesce attraverso questo film in cui si possono vedere molte delle realtà del nostro paese partendo dall’amore, il lutto ad arrivare all’immigrazione, allo spaccio, alla prostituzione e agli abusi edilizi. Ed è sopratutto questo mondo, quello dell’appalto facile, senza regole, fatto solo d’illeciti e di lavoro illegale, sopratutto nelle periferie delle grandi città a fare da sfondo al dramma di Lucchetti.
Con La Nostra Vita, il regista riporta loperaio italiano al ruolo di protagonista, atttraverso un uomo onesto, interpretato dallo straordinario Elio Germando (vincitore a Cannes, per questa sua interpretazione, del premio come miglior attore ruolo maschile), che distrutto dal lutto si trasforma in un disonesto a caccia di soldi facili. Si comporta così non per cattiveria, ma per immaturità e per colmare con i soldi il vuoto creato dal lutto subito.
Arriva al punto di non ritorno, ma capisce che “La vita continua anche senza di noi”, come dice la canzone di Vasco Rossi cantata nel film e trova la forza per andare avanti.

di Gianmarco Capuano